In Memoriam – Bruno Latour

La grande eco suscitata nel mondo accademico, della cultura e dell’informazione dalla triste notizia della scomparsa di Bruno Latour testimonia in modo inequivocabile la straordinaria risonanza del lavoro di ricerca di uno studioso che oggi – segno drammatico dei tempi – faticherebbe a trovare collocazione nei perimetri rigidi dell’inquadramento universitario: sociologo, filosofo o antropologo? Questione destinata, fortunatamente, a rimanere aperta, se si considera l’avventura intellettuale di uno studioso che con il suo lavoro sul campo e la relativa riflessione teorica ha mostrato chiaramente come la critica dei paradossi della modernità non possa che prendere forma nel dialogo, inevitabilmente acceso, tra scienze umane e sociali, nella capacità di affrontare fenomeni complessi selezionando e impiegando con rigore e lucida determinazione nozioni e prospettive che il senso comune considererebbe inconciliabili. Del resto, come altro definire, se non pionieristica, la decisione di analizzare oltre quarant’anni fa (1977), insieme a Paolo Fabbri il rapporto tra discorso scientifico e potere mostrando come un esperimento di laboratorio e il relativo resoconto accademico siano un terreno agonistico, lo spazio di un confronto tra attori molteplici nella cui comprensione la teoria della letteratura può offrire un contributo tanto inaspettato quanto decisivo? O la risolutezza nella scelta di combinare l’etnometodologia fenomenologica (Garfinkel) e la semiotica strutturale (Greimas) per descrivere minuziosamente l’intrico di scienziati, strumenti, istituzioni, finanziamenti, imprese, politica all’opera nei laboratori della scienza di frontiera?

Il percorso intellettuale di Bruno Latour è tanto originale quanto sfidante, chiunque volesse cimentarsi nel prossimo futuro in un progetto filologico sulla sua opera dovrà misurarsi con una mole di volumi, articoli, contributi, interviste davvero imponente su temi molteplici ma tra loro inevitabilmente intrecciati: la crisi dell’ambiente, il pensiero ecologista, i paradossi di una modernità che produce incessantemente ibridi di cui si ostina a non riconoscere ruoli e diritti, la necessità di superare il pregiudizio antropocentrico che separa soggetti e oggetti in una contemporaneità in cui gli artefatti assumono uno spazio sempre maggiore nelle nostre vite, agendo per delega, prendendo decisioni per noi ma anche su di noi.

Il senso di sorpresa nel ripercorrere un percorso di ricerca dal perimetro così ampio appare davvero inevitabile, come, del resto, riconosceva lo stesso Latour nella sua “biografia di un’indagine”, recentemente tradotta in italiano (2021), sorprendendosi dell’ “emergere caotico di un ragionamento sistematico” nell’arco di oltre trent’anni.

Solo poche settimane fa, il Cento Internazionale di Scienze Semiotiche di Urbino ha ospitato in collaborazione con FedRoS un seminario dal titolo “La società dei nuovi ibridi” organizzato proprio con l’obiettivo di approfondire la relazione tra la semiotica e l’opera di Bruno Latour, secondo due direttrici di ricerca. La prima, relativa al contributo svolto dalla teoria della significazione strutturalista (il principio relazionale e differenziale posto a fondamento della produzione del senso, il superamento di una visione antropomorfica dell’agency) nello sviluppo della ricerca di Latour. La seconda, incentrata sull’influenza esercitata dal suo lavoro pluridecennale per il perimetro della ricerca semiotica contemporanea. Il seminario ha preso le mosse dalla convinzione che nonostante il rapporto tra il lavoro di Latour e la semiotica sia stato tutt’altro che episodico o marginale, appare evidente, come chiarito da Fabbri (2021: 34), che nel campo delle scienze sociali il contributo della semiotica sia stato complessivamente poco riconosciuto, a ulteriore riprova della ragionevole efficacia della semiotica e al tempo stesso della sua presunta “inattualità”. Tutto questo mentre nel campo degli studi semiotici emergono invece i segnali inequivocabili di un rinnovato interesse per l’opera di Latour e per le prospettive derivanti dall’indagine dei diversi modi di esistenza e dei fenomeni di significazione in gioco nel sociale, un orizzonte di ricerca al centro della call del prossimo numero di E|C.

 

Il vuoto, inevitabilmente, impressiona ma al contempo costringe a riprendere il cammino. Nella ricerca sul senso la traiettoria da percorrere è lunga e tutt’altro che lineare. Bruno Latour, intellettuale fuori dagli schemi aiuterà tutti noi a sentirci meno soli.

Paolo Peverini

Fédération Romane de Sémiotique
Romance Federation of Semiotics
Federazione Romanza di Semiotica
Federação Românica de Semiótica