Colloque – Il senso immerso

Il senso immerso

L’immersione è un fenomeno ancestrale, che rimanda alla situazione di un corpo sottratto all’impalpabilità dell’aria e immesso in una dimensione differente, liquida. La percezione sensoriale dell’intorno allora si modifica, la frontiera fra corpo e ambiente, che era latente, diviene manifesta, e si comincia a sentire il confine fra sé stessi e l’altro da sé. Al tempo stesso, la liquidità del nuovo contesto libera il corpo di una parte del suo peso, dal giogo della gravità. Il corpo fluttua, e nell’immersione si avverte come un principio di fusione con il tutto circostante. Ritorno a un’origine acquatica o amniotica, l’immergersi sollecita da tempi remoti l’immaginazione delle religioni. Centrale in alcuni riti d’iniziazione o di purificazione, esso diventa anche metafora corporea della fusione con la trascendenza. Ma l’immersione si riferisce, nella sua lessicologia più antica, anche alle esperienze quotidiane del distacco del corpo dal suo contesto abituale, del suo fondersi in ambienti ove cambiano le leggi del movimento, dei sensi e della percezione: si può essere immersi in un sonno profondo, nei propri sogni, nei propri pensieri, in un’allucinazione. Da tempi altrettanto immemori, le arti cercano di catturare e guidare questo distacco del corpo e questa sua reinvenzione liquida, puntando a una fusione del soggetto con l’illusione che gli viene proposta e raccontata.

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